Il quadro delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è in costante evoluzione, sia sul versante delle manifestazioni cliniche (spesso influenzate da fattori come, ad esempio, l’età e gli stili di vita dei pazienti) sia per quanto riguarda la diagnostica e i supporti terapeutici disponibili, sempre più evoluti e ora anche in forma orale.
Oggi approfondiamo quelle manifestazioni delle MICI che coinvolgono il versante reumatologico e, a proposito di tali comorbidità, ascoltiamo il parere della Prof.ssa Maria Antonietta D’agostino (UOC Reumatologia, Policlinico Gemelli IRCCS), della Prof.ssa Maria Sole Chimenti (Reumatologa Università degli studi di Roma “La Sapienza) e della Dott.ssa Annunziata Capacci (UOC Reumatologia, Policlinico Gemelli IRCCS). Le interviste video integrali sono disponibili sul nostro canale YouTube
“Le malattie infiammatorie croniche intestinali, in particolare la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, sono malattie che presentano delle manifestazioni extra intestinali, principalmente articolari, ma che possono essere anche dermatologiche, oculari e purtroppo in alcuni casi oncologiche. Tutte queste manifestazioni vanno gestite da un team multidisciplinare” è l’opinione della Prof.ssa D’agostino
“Ho l’onore di essere la Presidente della Società Italiana di GastroReumatologia che al suo interno sta approfondendo il tema della gestione multidisciplinare del paziente affetto da malattie immunomediate”
“Tendiamo oggi a non parlare più di malattie infiammatorie croniche intestinali, di spondiloartriti, di psoriasi o altro, ma parliamo di malattie immunomediate, sottolinea la Professoressa perché un paziente nel corso della sua vita può sviluppare tutte le diverse patologie. Nel caso delle malattie infiammatorie croniche intestinali, sono patologie che coinvolgono sempre più spesso una popolazione prevalentemente giovane, sono malattie croniche e quindi, dal momento della diagnosi, hanno un percorso che deve essere in collaborazione con i clinici per abbracciare questi pazienti a 360 gradi.”
Con la Prof.ssa Chimenti affrontiamo un altro elemento importante in questo quadro tanto composito, quello del genere ““Nell’arco degli ultimi anni abbiamo assistito a diverse novità nell’ambito delle spondiloartriti nei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali. Abbiamo osservato delle nuove entità cliniche, come la forma non radiografica delle spondiloartriti assiali, una forma che possiamo definire più precoce, una forma che predilige l’interessamento del sesso femminile rispetto al sesso maschile, e una forma che ha delle caratteristiche cliniche diverse. Le donne, per esempio, hanno una minore progressione radiografica, con anche una diversa trasmissione del dolore, quindi un impatto della patologia maggiore nel sesso femminile rispetto al sesso maschile.
Nell’arco degli ultimi anni abbiamo assistito all’ingresso di novità terapeutiche, nuovi farmaci che possono essere utilizzati in queste patologie che hanno come target sia le manifestazioni articolari che le manifestazioni intestinali. Abbiamo messo in evidenza proprio recentemente quanto l’impatto, l’utilizzo dei farmaci biotecnologici nei pazienti affetti da IBD, possa rallentare l’insorgenza delle manifestazioni articolari in questi pazienti. Abbiamo anche imparato a gestire nuove molecole che hanno target importanti che possono appunto essere efficaci sia nelle manifestazioni articolari che nelle manifestazioni intestinali e questo è stato un’importante novità in quello che riguarda proprio l’approccio terapeutico di questi pazienti.”
D “Quando esiste una problematica reumatologica, questa ha delle influenze, limita o comunque condiziona, anche la scelta delle terapie?”
“Ci sono farmaci che non sono efficaci nelle manifestazioni articolari o che hanno comunque una ridotta efficacia nelle manifestazioni articolari. Ci sono poi farmaci importanti, sia di sintesi che biotecnologici, che hanno efficacia anche nelle manifestazioni articolari. Alcune molecole ad oggi non hanno dimostrato efficacia sia nelle manifestazioni assiali che nelle manifestazioni periferiche, ma sono sicura che a breve ci sarà evidenza anche di questo aspetto della patologia.”
Su quelle che possiamo con certezza definire le nuove frontiere per quanto riguarda le terapie, abbiamo ascoltato la Dott.ssa Capacci “E’ importante parlare dell’esperienza del reumatologo nell’utilizzo dei JAK inibitori, perché il reumatologo – rispetto al gastroenterologo – ha avuto modo di sperimentare e utilizzare questi nuovi farmaci e quindi avere un expertise sul campo sicuramente maggiore. Questi nuovi farmaci sono delle piccole molecole che attraverso il loro meccanismo d’azione agiscono direttamente all’interno della cellula andando a influenzare, quindi a inibire, la produzione di alcune citosine ‘chiave’ nelle patologie infiammatorie.”
“Queste molecole sottolinea la Dottoressa Capacci si caratterizzano soprattutto per avere rapidità d’azione, breve emivita, e si evince come, in termini di efficacia, per esempio negli studi effettuati sull’artrite reumatoide, hanno una buona risposta.
Inoltre, sono delle molecole orali e anche la via di somministrazione facilita il poter mantenere un’aderenza alla terapia maggiore rispetto a quella parte dei biologici che sono sottocute. Un altro aspetto importante è anche il miglioramento di quelli che sono i patient-reported outcomes (PRO), cioè di tutti quegli aspetti soggettivi di miglioramento della qualità di vita del paziente.
Inoltre, questi farmaci hanno un’azione diretta sulla riduzione del dolore e anche sulla stanchezza, andando ad agire direttamente su tutti quei fattori che vanno a influire su questi parametri. In più, abbiamo potuto osservare dagli studi effettuati soprattutto sull’artrite reumatoide che questi farmaci hanno una buona azione anche sul prevenire il danno radiografico, cioè quelle alterazioni irreversibili che lasciano la loro ‘firma’ nelle ossa dei pazienti coinvolti da queste patologie.
Invitandovi a seguire la versione integrale delle nostre interviste su YouTube, concludiamo con la Prof.ssa D’agostino che vuole sottolineare la problematica psicologica indotta dalla diagnosi di MICI “Questo è un tema importantissimo, un tema che porteremo avanti anche con la Società Italiana di GastroReumatologia, perché è assolutamente fondamentale il supporto psicologico al momento della diagnosi di questi pazienti, soprattutto se molto giovani, come spesso oggi accade. Il coinvolgimento in questa diagnosi non si limita al paziente, ma investe tutto il nucleo familiare, ed è necessario anche un supporto psicologico come forma terapeutica.”