Un’estate “magica” come è stata definita, con i molti trionfi dello sport italiano sui diversi palcoscenici internazionali, Tokyo in particolare. Ma, spente le luci dell’attualità, che riflessioni suggerisce il “dopo-Olimpiadi e Paralimpiadi”?
“Quaranta medaglie vinte dalla spedizione azzurra alle Olimpiadi di Tokyo appena concluse sono ancora negli occhi di tutti noi. Ma le sessantanove conquistate dagli italiani in gara nelle paralimpiadi svoltesi subito dopo, rischiano di passare inosservate. O almeno hanno avuto clamorosamente meno spazio rispetto a quelle dei connazionali normodotati” Ne ha parlato, in una lunga intervista a Il Tempo, il Prof. Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro- Internazionale e uno dei grandi «sponsor» del Comitato Paralimpico.
“Sessantanove storie di cui non ci si è degnati di rendere nota. Sono storie di persone – continua il professor Emanuele – che hanno due avversari: quello che portano dentro e che la vita li ha costretti ad affrontare e l’avversario sportivo. A nessuno di loro però è stato dato modo di raccontare la vita di sacrifici, privazioni e amarezza che li ha portati fino a dove sono arrivati” una vita, aggiungiamo, che è il migliore esempio di come lo sport e la sua pratica siano decisivi per l’equilibrio psico-fisico della persona e quindi per la nostra salute.
“Se si riuscisse a dare a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico avremmo trovato la strada per la salute” era infatti una delle frasi più significative del padre della Medicina, Ippocrate di Kos.
Il diritto allo sport è quindi uno dei fattori fondamentali per lo sviluppo e lo stato di salute di ogni individuo, ogni persona, a prescindere dal suo stato, sesso, età e condizione, che desideri praticare una disciplina sportiva. In campo semplicemente amatoriale o con velleità agonistiche, naturalmente.
“Spero che, una volta spenti i riflettori, rimanga la testimonianza di quanto c’è da fare ancora per garantire lo sport in questo Paese alle persone, abili o disabili che siano, quanto c’è da fare ancora per garantire loro le pari opportunità nell’accesso al diritto allo sport, per capire che bisogna investire nello sport per il riconoscimento del diritto di cittadinanza alle persone disabili. Questa è la cosa a cui noi teniamo maggiormente” così il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli in occasione del ricevimento al Quirinale degli atleti vincitori di medaglie a Tokio. Un auspicio che però appare ancora lontano dai fatti.
Particolarmente significativa al riguardo la conclusione dell’intervista al Prof. Emanuele “…non critico nessuno ma Luca Pancalli, presidente del CIP, merita un plauso particolare. Ex atleta, diventato paralimpico a causa di una caduta, con umanità, perseveranza, onestà intellettuale…porta avanti il mondo paralimpico, che nel nostro paese viene visto come un emarginato: non ci sono nemmeno le manifestazioni affettive…”
Purtroppo, anche il valore dei premi legati alle medaglie, sono diversi, come chiarisce ancora il Prof. Emanuele ” Agli atleti normodotati – chiude con rammarico ìl Professore – vanno 180 mila per un oro, 90 per l’argento e 60 per il bronzo. Mentre invece i paralimpici meritano meno, evidentemente, e prendono meno della metà: 75 mila euro per un oro, all’ argento 45 e al bronzo solo 25 mila. Sono cose che lasciano senza parole.”
Uno “Sport a due velocità” quindi, come titola il giornale romano, che deve presto trovare il giusto punto di equilibrio per offrire pari opportunità – e pari attenzione – a ogni atleta meritevole. Nel segno dell’auspicio di Luca Pancani ” Dalle medaglie nasca un’Italia migliore“.




