Conflitti e crisi ambientali creano sempre nuove emergenze cui ci si può contrapporre con successo solo con azioni coordinate sul piano internazionale. Dall’Italia una legge all’avanguardia per contrastare l’obesità.
“Mano nella mano per un’alimentazione e un futuro migliori” questo il titolo della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che, come ogni anno si celebra il 16 ottobre. Mai come quest’anno però la Giornata si è trovata al centro di una ricchissima serie di manifestazioni che avranno Roma come centro.
Si parte con gli 80 anni della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) che l’ha istituita nel 1979, con l’obiettivo di “sensibilizzare l’opinione pubblica per garantire un accesso equo e sostenibile al cibo per tutti”.
Si prosegue, nella stessa data, presso la sede della FAO a Roma, con l’inaugurazione del Museo e Rete per l’alimentazione e l’agricoltura. Si concluderà – sempre in settimana – la prima esposizione universale “Dal seme al cibo”.
Fino a venerdì 17 ottobre, informa l’Organizzazione, “sono previste attività che coinvolgeranno la gioventù e si concentreranno su azioni, innovazione e investimenti “.
Venendo al rapporto annuale, anche nel 2025 luci e ombre sul ‘bilancio’ alimentare del nostro pianeta: i numerosi conflitti ancora aperti continuano ad avere pesanti percussioni sulla realtà alimentare di moltissime regioni del globo, aggravando spesso condizioni già rese critiche dalla crisi climatica e ambientale.
Oggi, afferma FAO “circa 673 milioni di persone soffrono la fame (…) Per soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita a livello mondiale è necessario un lavoro di squadra tra diversi confini, settori e generazioni”.
“Lavoro di squadra…” in questo senso la Giornata Mondiale dell’Alimentazione chiama tutti i player di questa partita essenziale per il genere umano a un comportamento consapevole “I governi, il settore privato, gli agricoltori, il mondo accademico, la società civile e le singole persone devono collaborare per far sì che sia disponibile una maggiore varietà di alimenti nutrienti, a prezzi accessibili, sicuri e sostenibili per raggiungere la sicurezza alimentare e garantire a tutti un’alimentazione corretta.”
Fondamentale in questo scenario la responsabilità dell’industria agroalimentare e non solo “Le entità del settore privato dovrebbero allineare le loro strategie di responsabilità sociale agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) per contribuire a sconfiggere la povertà, porre fine alla fame, proteggere il pianeta e promuovere lo sviluppo sociale ed economico, il che prevede l’integrazione di pratiche sostenibili, investimenti in eco-tecnologie e la promozione della crescita inclusiva, tenendo sempre conto di come le attività commerciali incidono sui dipendenti, sui fornitori, sulle comunità e sull’ambiente.”
Ma anche il singolo individuo (ciascuno di noi, quindi) deve prendere coscienza che le scelte di consumo possono condizionare significativamente il quadro. “Insieme, possiamo scegliere alimenti nutrienti, sprecare meno, rispettare le risorse naturali e la biodiversità”. Ma, ancora prima, le nostre scelte alimentari sono in gran parte responsabili della nostra salute: coniugare sostenibilità e benessere è un impegno a favore di noi stessi: numerosi studi hanno infatti dimostrato uno stretto legame tra abitudini alimentari sane e un ottimale equilibrio psicofisico.
A questo proposito, da tempo sappiamo come l’obesità sia alla base di moltissime patologie, anche gravi e invalidanti, e come l’abbandono della dieta mediterranea la favorisca. Ma è di questi giorni una buona notizia: “sono unanimi i commenti della politica e della società civile rispetto al DDL per la prevenzione e la cura dell’obesità, che riconosce questa condizione come malattia e fa dell’Italia il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge specifica per tale patologia” leggiamo su ANSA del 1° ottobre.
Che prosegue dettagliando alcuni aspetti significativi del provvedimento: “per la prima volta vengono fissati dei punti fermi: l’obesità è riconosciuta come una malattia progressiva e recidivante, si prevedono campagne di sensibilizzazione, di formazione, l’agevolazione dell’inserimento delle persone obese nelle attività scolastiche, lavorative e sportivo-ricreative, un osservatorio nazionale, e sono stanziati fondi specifici.
Per il finanziamento di un programma nazionale per la prevenzione e la cura – prosegue l’agenzia – è infatti autorizzata la spesa di 700.000 euro per l’anno 2025, di 800.000 euro per il 2026 e di 1,2 milioni di euro annui dal 2027. Al fine di promuovere la formazione e l’aggiornamento in materia di obesità degli studenti universitari, dei medici di medicina generale, dei pediatri e del personale del SSN sono invece previsti 400.000 euro annui a decorrere dal 2025. Ma il punto cruciale è anche la gratuità delle cure: con il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica, le cure saranno a carico del Ssn, ma previo il necessario inserimento nei Lea.”
In sintesi, una prima, importante, tappa di un cammino che, con dimentichiamolo, è basato in primo luogo sulla prevenzione, cui CEMAD ha sempre dato estrema importanza, a partire dalle molte iniziative di informazione al paziente che sono state promosse e condotte, dalla fondazione fino a oggi.
Per saperne di più
https://www.fao.org/world-food-day/it/




