Non ci stanchiamo di sottolineare i benefici della dieta mediterranea per la salute e spesso ne abbiamo approfondito caratteristiche e benefici nelle nostre news dedicate alla salute alimentare. Una delle sue caratteristiche più importanti è sicuramente rappresentata dalla varietà dei cibi che ne sono alla base, permettendo una altrettanto vasta gastronomia di ricette e preparazioni .
Una varietà che, oltre a renderla gustosa e gradita a ogni età, è una delle principali ragioni che la rendono così preziosa per la salute del nostro organismo, al punto di essere riconosciuta, già undici anni fa, “Patrimonio Mondiale Intangibile dell’Umanità” dall’UNESCO. Sappiamo infatti come il nostro microbiota sia influenzato positivamente, oltrechè dalla qualità, dalla stessa diversificazione degli alimenti, tale da assicurarci un’equilibrata miscela di macro e micronutrienti.
Ed è all’ambiente mediterraneo, specificamente a quello della nostra penisola, che dobbiamo un’alternanza così ricca di nutrienti. Un ambiente che per le particolari caratteristiche climatiche ha, da sempre, favorito la biodiversità, ovvero la forte diversificazione delle varietà vegetali e animali che costituiscono le fonti alimentari fondamentali delle popolazioni umane.
Sulla ricca e preziosa biodiversità della nostra Italia o meglio, sui dati che rendono speciale il patrimonio agro-faunistico italiano, da circa un mese circola in rete un post “che dà i numeri“. Eccone il testo, come riportato dal sito “anti-bufale” BUTAC
“L’Italia occupa lo 0,5% della Terra, e ci vive lo 0,83% dell’umanità.
Le condizioni bio climatiche sono uniche al mondo, permette alla penisola di essere la prima nazione al mondo per biodiversità:
7.000 differenti vegetali, segue il Brasile con 3.000
58.000 specie di animali, segue la Cina con 20.000
1.800 vitigni spontanei da uva, segue la Francia con 200
997 tipi di mele, in tutto il mondo ne esistono 1.227
140 tipi di grano, seguono gli USA con 6
L’Italia possiede il 70% del patrimonio artistico e umano, il rimanente 30% è sparso in tutto il resto del pianeta.”
Lo stesso sito “mette i puntini” dove occorrrono, rettificando cifre e percentuali secondo i dati oggettivi disponibili, eccone la replica:
“ L’Italia occupa lo 0,2 della Terra e non lo 0,5: ha una superficie di circa 300mila km quadrati, mentre la Terra è circa 150 milioni di km quadrati. In compenso è vero che ci vive circa lo 0,80% dell’umanità.
Le specie vegetali: nel mondo si contano circa 350.000 differenti specie vegetali; è vero, in Italia ne abbiamo circa 7600 (e non lo dico io, ma il Ministero dell’ambiente) ma quelle proprie del nostro territorio sono poco più di un migliaio. E considerando quante ce ne sono nel mondo è facile che ci siano paesi che abbiano tante specie autoctone quante ne abbiamo noi.
La stessa cosa vale per le specie animali, quelle tipicamente italiane sono circa cinquemila, le altre sono specie introdotte nel nostro paese negli anni, ma non originarie di qui; resta vero che superano le cinquantamila specie diverse (anche se il numero appare insulso, visto che viene classificata la presenza di una specie animale anche se se ne trova solo un esemplare). In Italia ci saranno pure oltre cinquantamila specie diverse, ma si stima che nel mondo ce ne siano più di otto milioni, mica bazzecole.
Sui vitigni invece occorre spiegare qualcosa. Nel mondo esistono circa cinquemila cultivar di vitigni, in Italia quelli diffusi sono circa duecento, esattamente come in Francia, ma ne saranno presenti di più? Sicuramente, anche se il fatto che arrivino per davvero a 1800 mi pare un’esagerazione bella e buona, ma anche fosse vero i vitigni che si usano per la produzione e la vendita di vino e di uva sono sempre tra quei circa duecento suddetti.
Sulle mele si racconta un po’ di fuffa più pesante, visto che nel mondo sono identificati circa 7500 tipi diversi di mele; è vero che in Italia ne coltiviamo circa duemila, ma lo stesso si può dire per tanti altri paesi.
Centoquaranta tipi di grano? E negli Stati Uniti solo sei? Ma scusate, il grano da qualche anno si classifica,secondo lo studio di Van Slageren in sei gruppi, quindi i tipi di grano possibile sono sei, tutte le altre sono sottospecie. Da dove salterebbero fuori i centoquaranta tipi di grano presenti in Italia? Non è che si tratta delle stesse sei famiglie e dei loro cultivar? Allora anche negli Stati Uniti andrebbero rifatti i conti, no?…”
Un bell’esempio di controinformazione “anti bufala” che, al di là dei numeri – sempre importanti – sottolinea come sia importante soffermarsi sul perchè la biodiversità è così importante e riguardi ogni aspetto della nostra vita sul pianeta, a partire dalle fonti alimentari. Ma in quali condizioni è il nostro patrimonio di biodiversità ambientale e, conseguentemente, alimentare?
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) compie un prezioso lavoro di ricognizione sul territorio, aggregando dati e monitorando la situazione dell’ambiente naturale, proponendoci quindi un quadro molto completo della “salute ambientale” del nostro paese.
“L’Italia, oltre a essere tra i Paesi europei con maggior ricchezza floristica e faunistica, è caratterizzata da elevatissimi tassi di endemismo, ovvero dalla presenza di specie che vivono solo all’interno dei confini italiani. Gli elevati numeri di specie esclusive del nostro Paese comportano una grande responsabilità in termini di conservazione per l’Italia. Basti pensare che per la flora vascolare si raggiungono percentuali di endemismo superiori al 16%, essendo note ad oggi 1.371 specie e sottospecie endemiche italiane o subendemiche (Italia e Corsica e Italia e Malta). Inoltre è endemico o subendemico del territorio italiano il 20% delle specie animali terrestri e d’acqua dolce…”
Un quadro eccezionalmente ricco, ma che vede anche la presenza di notevoli rischi di impoverimento, iper-sfruttamento e conseguente sparizione di preziose specie animali e vegetali. Per questo sono attive le cosiddette Liste Rosse che sottolineano i rischi e le minacce ambientali più gravi. Minacce che ci riguardano, come abbiamo visto, molto da vicino e che, un po’ prosaicamente, possiamo affermare “ci cadono nel piatto” ogni giorno.
Suonano quindi campanelli di allarme. L’ultimo dei quali vede mobilitarsi i direttori di oltre 200 tra le maggiori riviste scientifiche del mondo. I responsabili di testate prestigiose, che abbracciano tematicheche vanno dalla botanica alla geologia, dalle scienze naturali alla biologia, hanno dichiarato nello scorso settembre in un editoriale (condiviso in tutte le edizioni e diffuso in oltre 30 lingue differenti) che “Avere a disposizione ecosistemi prosperi – aggiunge l’editoriale – è essenziale per la salute umana. La distruzione generalizzata della natura, in particolare in termini habitat e di specie viventi, compromette la sicurezza idrica e alimentare, aumentando il rischio di pandemie”.




