Appena spente le luci sul Corso ECM dal titolo “INFLAMMATORY BOWEL DISEASE: NURSING APPROACH“che ha registrato ampia partecipazione e lusinghieri consensi, siamo a tirare le somme di questo momento di aggiornamento e confronto con uno dei suoi Responsabili Scientifici, il Dott. Daniele Napolitano (Care Manager IBD CEMAD Gemelli). Lo abbiamo intervistato per il nostro canale YouTube ed ecco in sintesi cosa l’evento ha espresso in merito a gestione e trattamento delle MICI/IBD (Malattie infiammatorie Croniche Intestinali) e, più in generale, sul ruolo e le competenza infermieristiche del terzo millennio.
Qual è oggi l’approccio infermieristico e assistenziale che questo tipo di patologie richiede?
Napolitano: “Volevamo soprattutto focalizzare le costanti che i pazienti affetti da queste tipi di patologie si trovano ad approcciare nel loro percorso assistenziale.
Il corso ha offerto un inquadramento su quella che è l’evoluzione dell’infermiere in Italia, su come questo livello di competenze sia sempre più presente anche grazie agli ‘standard care’ che i centri IBD devono avere necessariamente, tra cui la figura dell’infermiere IBD.”
Quali le sue peculiarità?
“È una figura essenziale – afferma Napolitano – quella del Care Manager IBD, una figura evoluta che gestisce il flusso del paziente all’interno del team multidisciplinare. È stato poi proposto un excursus sull’infermiere di ricerca, sempre nell’ambito delle IBD. A questo dobbiamo aggiungere il ruolo che ha l’infermiere nell’endoscopia, all’interno del percorso clinico assistenziale che qui nella Fondazione Policlinico Gemelli è stato adottato nell’ambito delle MICI, e su quello che è l’approccio e l’assistenza al paziente dell’infermiere in ambito chirurgico.
A che punto siamo in Italia rispetto a questi temi e a queste nuove frontiere della professione infermieristica?
“L’evoluzione delle competenze, ormai riconosciute anche dalla FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche)come strada maestra da seguire nell’ambito della professione infermieristica, è il focus di ogni IBD nurse, anche qui da noi in Italia, sebbene a livello Europeo si sia un po’ indietro. Tanta strada si sta facendo e tanta strada si è fatta per riconoscere la competenza dell’IBD nurse nella gestione del paziente e il congresso l’ha dimostrato nell’ambito dell’ambulatorio, nell’ambito dell’endoscopia, nell’ambito dei trials ma anche nell’ambito della degenza chirurgica. Questa tipologia di infermiere in Italia oggi è sempre più presente in molti ospedali, in molti distretti.”
D: Una nuova figura si è poi affiancata: l’infermiere di ricerca, ce ne può parlare?
Napolitano: “L’infermiere di ricerca è componente fondamentale del team multidisciplinare, all’interno dell’IBD unit e della ricerca legata alla clinica. Quindi, tutto ciò che nella clinica nasce come ipotesi di ricerca poi viene testata e sperimentata nell’ambito dei trials e nella sperimentazione dei farmaci, come nel congresso è stato documentato.
Tantissime molecole vengono sperimentate e offerte a quei pazienti che non possono più giovarsi – per mancata risposta al farmaco – delle terapie presenti nel sistema sanitario e che così accedono alle nuove terapie sperimentali già all’interno dei trials. Questi farmaci in molti casi arriveranno alla commercializzazione in regime di Sistema Sanitario Nazionale. In questo contesto il ruolo dell’infermiere si configura come un elemento essenziale nella partecipazione ai trials sperimentali riguardanti malattie così complesse come l’IBD.
Il focus centrale è sempre il paziente quindi?
“Certamente. Da qualche mese all’interno della Fondazione Gemelli è stato attivato il Percorso Clinico Assistenziale per il quale sono stati individuati e strutturati due care manager nell’IBD.
Compito dei care manager è proprio quello di gestire, anche con la telemedicina, il flusso di questi pazienti: per metterli in contatto con il centro, per metterli in contatto con il trial, per facilitare tutto ciò che è la relazione con il centro restando comodamente sul divano, per favorire interventi urgenti, per facilitare le esigenze pratiche di quei pazienti che hanno necessità – ad esempio venendo da fuori regione – di un piano terapeutico o di un aggiustamento della terapia.
Care management è anche spostare gli appuntamenti tramite il servizio e-mail che gestiamo in maniera autonoma, ricevendo 80-90 e-mail al giorno, con sempre maggiore capacità di gestione autonoma – ad esempio anche nei piccoli consigli che possiamo dare ai pazienti in fase critica – permettendo loro di arrivare alla visita medica già preparati con esami e preventivi, facendo una piccola analisi prima di presentare il caso al medico, il tutto a vantaggio di un approccio più rapido, veloce e preciso.”



