Proseguiamo oggi la nostra rubrica “I servizi CEMAD raccontati dai nostri Medici” con il contributo della Dr.ssa Lucrezia Laterza (IBD Unit, UOC Medicina Interna e Gastroenterologia, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS) con cui approfondiamo il tema della Ricerca clinica in un’intervista esclusiva pubblicata sul nostro canale YouTube.
“Presso il CEMAD la ricerca clinica fa parte integrante della pratica clinica: i trial clinici sono i cosiddetti “studi interventistici sperimentali”, ovvero programmi di ricerca in cui possiamo valutare nuovi farmaci. Partecipare a un trial clinico significa avere accesso in anticipo ai farmaci più innovativi, alle nuove terapie che faranno parte integrante della nostra pratica clinica del futuro” ci
Al CEMAD abbiamo moltissimi trial attivi in diversi ambiti della gastroenterologia: nello specifico, io mi occupo delle terapie sperimentali delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali.“
Trial clinici: arricchire la proposta terapeutica al CEMAD
“Abbiamo più di 15 trial attivi e al momento trattiamo oltre 100 pazienti con questo tipo di terapie, che sicuramente costituiscono un’opportunità in più per tutti i pazienti che accedono oggi al CEMAD. Infatti, non tutti i pazienti trovano nelle terapie commerciali – quelle disponibili in tutti i centri clinici – una terapia idonea, sia perché è possibile che ne abbiano seguite diverse senza beneficio, sia perché le terapie commerciali potrebbero non presentare tutte le caratteristiche necessarie alle esigenze di ogni specifico paziente. Per questo motivo, avere la possibilità di partecipare a un trial clinico è di fatto un’opportunità terapeutica in più, che arricchisce il ventaglio della proposta terapeutica del CEMAD.”
Gli studi osservazionali: comprendere meglio la malattia per curare meglio i futuri pazienti
Gli studi clinici non sono solo quelli interventistici con farmaco – i cosiddetti trial clinici: esiste un filone di ricerca osservazionale, in cui non vengono somministrati trattamenti specifici ma “ci limitiamo” a osservare ciò che accade al paziente” chiarisce la Dr.ssa Laterza in una seconda parte della sua intervista “Limitiamo” è un termine ovviamente riduttivo, perché in realtà è proprio questo tipo di ricerca a offrirci la possibilità di capire meglio come funzionano certi farmaci – quelli ad esempio già in commercio – o di comprendere meglio i meccanismi con cui insorgono specifiche patologie.
Grazie a questi studi osservazionali siamo in grado di osservare la patogenesi di un disturbo e di comprendere meglio perché il decorso clinico può essere diverso da un paziente a un altro: in questo modo riusciamo ad affinare le nostre armi terapeutiche, soprattutto per i futuri pazienti.
Per i pazienti seguiti al CEMAD, partecipare a una ricerca osservazionale dà l’opportunità di andare più in profondità nella conoscenza delle malattie e delle terapie, per permettere poi alle cure di domani di essere ancora più sofisticate, più personalizzate e quindi, in ultima analisi, più efficaci.”
Trial clinici: quanto durano?
“Sulle tempistiche, risponde la Dr.ssa Laterza dobbiamo distinguere tra studi osservazionali retrospettivi e studi osservazionali prospettici. Nello studio retrospettivo, al paziente non viene chiesto di fare nient’altro rispetto a quello che ha già fatto, perché si analizzano i dati che sono già stati raccolti nel corso del tempo. Negli studi prospettici, invece, stabiliamo il follow-up, ovvero i controlli che vogliamo eseguire, e quindi possiamo stabilire la durata dello studio – che può essere molto breve (alcuni mesi) o più lunga (alcuni anni), per darci la possibilità di seguire il paziente per un lasso di tempo prolungato. Il vantaggio di uno studio osservazionale prospettico è che decidiamo all’inizio quali sono i dati che ci interessano, che quindi vengono raccolti con maggiore precisione e con tempistiche prestabilite.”



