Lo studio, pubblicato da qualche mese, già dal titolo faceva presagire grandi novità “Mediterranean diet: Why a new pyramid? An updated representation of the traditional Mediterranean diet by the Italian Society of Human Nutrition (SINU)” (Dieta mediterranea: perché una nuova piramide? Una presentazione aggiornata della tradizionale dieta mediterranea da SINU- Società Italiana di Nutrizione Umana).
Ma perché parliamo oggi di una nuova piramide?
Perché, dopo essere stata indicata Patrimonio dell’Umanità (il 16 novembre 2010 a Nairobi, i 166 stati membri dell’Unesco votarono all’unanimità la candidatura della dieta mediterranea tra i patrimoni immateriali dell’Umanità NDR) la dieta mediterranea deve adeguarsi alle odierne problematiche nutrizionali della popolazione e rispondere alle istanze che arrivano, in tema di alimentazione, anche dai più giovani.
Vediamo le principali novità, colte in occasione dell’apertura del Congresso Nazionale SINU a Salerno. «È ampiamente dimostrato che una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea è associata a numerosi benefici per la salute, in primis la riduzione della mortalità e la prevenzione di malattie croniche non trasmissibili, come malattie cardiovascolari, diabete, cancro e malattie neurodegenerative. Nonostante ciò, assistiamo ad una scarsa adesione ai principi della Dieta Mediterranea, soprattutto tra le giovani generazioni» a sostenerlo Anna Tagliabue, Presidente della Società Italiana di Nutrizione Umana su Sani Help.
Ma nonostante il consenso, generale e a livello scientifico internazionale, c’è il rischio di abbandono o almeno di limitato utilizzo degli alimenti fondamentali per la nostra salute, soprattutto da parte dei giovani. E non mancano i dati allarmanti in questo senso, come abbiamo più volte anticipato in diversi interventi sul nostro sito CEMAD.
«In particolare, in Italia, il 9% di bambini e adolescenti dichiarano di non mangiare mai verdure, il 7% frutta, il 26% alimenti a base di cereali integrali, il 14% latte e latticini, mentre il 47% dichiara di consumare più di 3 porzioni di carne a settimana» afferma Francesca Scazzina, Professore Associato di Nutrizione Umana dell’Università di Parma e Membro del Consiglio Direttivo SINU.
«Uno studio che ha indagato le abitudini di più di 2000 studenti universitari italiani evidenzia un’aderenza medio-bassa del 72%. Così come un’indagine che ha coinvolto più di 800 persone rappresentative della popolazione italiana, con una percentuale dell’80,4%. Mentre il consumo di alcuni alimenti tradizionali è quasi completamente conservato anche al giorno d’oggi (ad esempio, il consumo di olio d’oliva), il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, latte e latticini e legumi sta diminuendo soprattutto tra le giovani generazioni e non è adeguato alle linee guida».
“Al passo con le nuove evidenze scientifiche, la SINU ha sviluppato una nuova rappresentazione grafica della Piramide alimentare, offrendo una guida completa per adottare uno stile alimentare sano e sostenibile, preservando le tradizioni culturali e affrontando le sfide nutrizionali e ambientali contemporanee, utile anche come strumento per attività didattiche e per campagne educative”.
Per i principali aggiornamenti seguiamo quanto sintetizzato da Di Lei
“In sintesi, il modello aggiornato prevede un’enfasi ancora maggiore sugli alimenti di origine vegetale, in particolare frutta, verdura e olio extravergine di oliva, insieme alla promozione di cereali integrali e legumi, come principali fonti nutritive.
Incoraggia un approccio misurato al consumo di alimenti di origine animale, in particolare limitando il consumo di carne rossa e lavorata e orientando verso schemi alimentari più sostenibili. La piramide sottolinea, inoltre, l’importanza della moderazione nel consumo di zuccheri aggiunti, sale e alcol, integrando questi concetti all’interno della sua struttura grafica in modo chiaro e coerente. Infine, incorporando considerazioni ambientali, culturali ed economiche, questa nuova versione della piramide fornisce uno strumento pratico e lungimirante per orientare le scelte alimentari del presente e del futuro, tutelando la salute delle persone, valorizzando le tradizioni culturali e affrontando le sfide ecologiche e nutrizionali del nostro tempo.”
Citando Repubblica (cui vi rimandiamo anche per la sintesi grafica della nuova piramide) possiamo dire che cambiare la vecchia piramide era inevitabile, alla luce delle abitudini alimentari mutate. E non in meglio come abbiamo visto. “Le piramidi devono adeguarsi alle evidenze scientifiche – precisa Francesco Sofi, membro del comitato scientifico Sinu e docente di Scienza dell’Alimentazione all’università di Firenze – e su alcuni alimenti i dati sono inequivocabili, come nel caso delle carni rosse e di quelle lavorate, dei salumi, il cui consumo deve essere limitato e occasionale, soprattutto quello degli insaccati. E risulta che invece i consumi siano importanti tra carni lavorate e insaccati, di 3, anche 4 volte a settimana tra panini, antipasti e farciture”.
In sintesi, il messaggio è chiaro “Legumi da privilegiare, carni da ridurre, anche quelle bianche. Pollice su per i formaggi freschi, patate contingentate e una pioggia di verdure e frutta. Vino: meno è meglio. Proteine: più sane quelle vegetali.”



