I servizi CEMAD raccontati dai nostri Medici
Dr.ssa Lucia Cerrito, UOCO Med. Interna e Gastroenterologia. Dir. Medico Ambulatorio Epatologia, CEMAD Gemelli IRCCS
Lavoro nella unità epatologica del CEMAD e mi occupo, in particolare, di pazienti con tumore maligno del fegato; nello specifico, di trial clinici relativi all’epatocarcinoma. Si tratta di sperimentazioni cliniche che, dal punto di vista terapeutico, ci permettono di offrire spesso ai pazienti delle terapie innovative.
Trial clinici: l’alleanza medico-paziente e le nuove frontiere terapeutiche
Ancor più che in altri settori ambulatoriali epatologici, è proprio nella partecipazione al trial clinico che nasce e si sviluppa in modo peculiare l’alleanza terapeutica tra medico e paziente. Per decidere di prendere parte a una sperimentazione clinica, il paziente è stato informato in modo esaustivo dal medico, e questo riguarda anche la tipologia di trial cui partecipa: può essere un trial dove il paziente assumerà una terapia standard, oppure un trial “randomizzato”, in cui il tipo di terapia oggetto dello studio viene assegnato in modo casuale ai partecipanti, sulla base di criteri specifici. In questo caso, si mette a confronto la terapia standard, disponibile al momento per una determinata patologia e fornita dal Sistema Sanitario Nazionale, con una terapia innovativa, che potenzialmente potrebbe superare in termini di benefici e vantaggi quella standard. Nei trial di cui mi occupo, la patologia oggetto dello studio è il tumore maligno del fegato, l’epatocarcinoma.
Trial clinici ed epatocarcinoma: il team di gestione
La gestione del trial clinico comprende non solo il personale medico, ma anche l’unità di Study Nurse, cioè gli infermieri dedicati al trial clinico e gli Study coordinator, ovvero le colleghe c biologhe che appunto si occupano poi di processare i campioni: si tratta di una grande squadra, di cui il paziente è parte integrante, viene accolto e diventa un partner di un’alleanza terapeutica con tutto lo staff.
Epatocarcinoma: che cos’è, come si sviluppa
L’epatocarcinoma è, a livello mondiale, il quinto tumore più frequente per incidenza, coinvolge in percentuale più frequente più il sesso maschile, ma si può presentare anche negli individui di sesso femminile.
In una piccola percentuale dei casi può svilupparsi anche su un fegato sano, ma nella stragrande maggioranza dei casi si sviluppa su un fegato già leso da un’epatopatia cronica, o che addirittura ha sviluppato già la cirrosi epatica, che è un grado di fibrosi molto grave del fegato.
La fibrosi severa o la cirrosi epatica sono provocate da un’infiammazione cronica che, nei paesi occidentali, con uno stile di vita più opulento, è maggiormente provocata da stile di vita errato, alimentazione squilibrata, consumo sostanze alcoliche, problematiche dismetaboliche, fegato grasso, steatosi epatica; in misura minore dalle infezioni virali, quali quelle da Epatite B, e C grazie anche alle terapie che sono state negli anni introdotte e alle vaccinazioni, che hanno permesso via via di eradicare tale infezione nei paesi più ricchi.
Purtroppo, invece, nei paesi in via di sviluppo la quota di epatopatia provocata da infezioni virali è molto più ampia rispetto a quella dettata da stili di vita errati, che riguarda solo una porzione minoritaria della popolazione. Nei paesi in via di sviluppo c’è anche da ricordare l’influenza che può essere determinata dalle cosiddette aflatossine, cioè delle tossine epatotossiche e che possono danneggiare il fegato, determinando un effetto oncogenico, e che sono derivati da un’errata conservazione delle derrate alimentari.
Vi è anche una minore percentuale a livello mondiale di casi determinati di epatocarcinoma da epatiti autoimmuni, oppure da malattie geneticamente determinate: si tratta comunque di percentuali inferiori rispetto alle patologie sopra citate.
Guarda la videointervista alla dr.ssa L. Cerrito

