La validità e l’efficacia terapeutica delle nuove molecole biologiche impiegate nella cura delle MICI/IBD (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali) trovano un formidabile alleato in una gestione clinica che impieghi in modo mirato prebiotici e probiotici.
Ne abbiamo parlato, nell’ambito dell’evento “Microbiota, FMT in IBD” con la Prof.ssa Federica Facciotti (Professore di Patologia Generale, Specialista in Immunologia Mucosale, Università di Milano Bicocca). L’intervista è, come sempre, disponibile in forma integrale sul nostro canale YouTube.
“C’è molto fermento, c’è sicuramente la voglia di utilizzare il FMT, il trapianto di microbiota fecale in diversi momenti della patologia – ci conferma la Prof. Facciotti – anche in combinazione con altri farmaci. Sicuramente c’è la voglia di utilizzare, di studiare la possibilità di creare dei consorzi microbici intelligenti basati su funzioni definite che possono aiutare nella remissione clinica, nella remissione endoscopica, nelle attività del sistema immunitario.
Si sono anche discussi gli l’utilizzi di terapie fagiche con i batteriofagi, come anche l’utilizzo di singoli ceppi microbici, quelli che vengono considerati i next gen probiotics.”
D “Le nuove frontiere di cui lei accennava possiamo già dire in particolare in quali direzioni si apriranno?”
“Sicuramente l’idea è quella di cercare di migliorare la qualità di vita del paziente, di capire come il microbiota possa essere modulato insieme ad altri farmaci, quindi in combinazione o anche con la dieta, sicuramente l’idea è quella di migliorare la risposta del paziente e abbassare il therapeutic ceiling.
Sicuramente quello che si sta cercando di capire e come l’interazione del microbiota con altri farmaci, con la dieta e con la somministrazione appunto di molecole che vengono prodotte dal microbiota e possano essere un aiuto nel cercare di colmare quel gap di risposta ai farmaci che in questo momento hanno i pazienti che soffrono di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali.”
Probiotici e prebiotici quindi nel trattamento del paziente MICI, con quale ruolo? L’abbiamo chiesto al Dr. Giovanni Marasco (Dipartimento Scienze Mediche e Biologiche, Università di Bologna IRCCS S. Orsola). Anche questa intervista è sul nostro canale YouTube in versione completa.
“Negli ultimi due decenni c’è stato un cambiamento nel paradigma del trattamento dei pazienti con patologie gastrointestinali croniche e tra queste anche delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. Siamo passati, da regimi dietetici di esclusione di quei cibi potenzialmente tossici e pro-infiammatori, a nuove evidenze riguardo l’implementazione nella dieta di sostanze con un effetto benefico e tra queste abbiamo sicuramente i prebiotici e probiotici.
I prebiotici si definiscono come dei substrati che vengono metabolizzati dalla nostra flora batterica intestinale e che hanno un effetto benefico, per l’uomo ancora poco investigato.
Nella malattia di Crohn abbiamo qualche evidenza, maggiore sul loro utilizzo, soprattutto per quanto riguarda i frutto-oligosaccaridi nei soggetti con colite ulcerosa. Quindi dati molto promettenti, ancora da confermare. Per quanto riguarda invece i probiotici, ormai conosciamo tutti l’effetto dei probiotici, soprattutto nei pazienti con colite ulcerosa, sia per il mantenimento della remissione, sia, secondo i dati di una metanalisi recentemente pubblicata, nell’induzione della remissione nelle forme di colite lieve o moderata. Inoltre, i probiotici, soprattutto le formulazioni multi-ceppo, risultano molto efficaci nel mantenimento e nell’induzione della remissione dei pazienti con paucite cronica.
D “È possibile oggi incontrare l’etichetta probiotico anche al supermercato, come ci dobbiamo comportare?
“Sicuramente esistono dei cibi implementati con probiotici e peraltro molto spesso implementati con probiotici con delle evidenze cliniche a supporto ovviamente soprattutto in ambito patologico. Quindi in quello delle malattie infiammatorie croniche intestinali è molto importante la ceppo-specificità. Ma un probiotico non vale l’altro e conviene sempre affidarsi ai consigli del medico curante o del gastroenterologo di riferimento per assumere quei probiotici dotati di comprovata efficacia in ambito di patologia infiammatoria cronica intestinale.”
“Possiamo dire con buona certezza – afferma in chiusura il Dr. Marasco – che la dieta mediterranea è quella dotata del maggior effetto, soprattutto nel paziente con colite ulcerosa. Non per l’induzione della remissione: per far andare il paziente in remissione abbiamo sempre bisogno di terapie, spesso terapie farmacologiche, ma la dieta riveste un ruolo molto molto importante nel mantenimento della remissione, quindi successivamente verosimilmente al trattamento farmacologico.”




