La diagnostica per immagini è uno dei settori della medicina attuale dove l’applicazione delle tecnologie digitali ha consentito fondamentali progressi. A vantaggio sia di una più veloce e sicura diagnosi, sia limitando in molti casi le pratiche più invasive per il paziente.
Oggi parliamo di enteroscopia e ringraziamo la Dr.ssa Maria Elena Riccioni (UOC Endoscopia Digestiva Chirurgica) per avere risposto ad alcune domande sul tema.
Che cosa è l’enteroscopia e a cosa serve?
“L’enteroscopia è l’esame che serve a visualizzare la parte più nascosta del nostro intestino, cioè quella che va dal duodeno fino al colon; è una parte molto lunga, detta intestino tenue o piccolo intestino e ha la fondamentale funzione di assorbire gli alimenti. Fino a 20 anni fa era esplorabile solo in maniera indiretta con esami radiologici lunghi e complicati (Rx clisma del tenue, rx tenue per os, ecc).
Come si svolge?
“Esistono due tipi di enteroscopia” ci chiarisce la Dr.ssa Riccioni “quello con la videocapsula e l’enteroscopia device- assisted.
Nel primo caso stiamo parlando della parte “esplorativa”, che viene svolta dalla videocapsula, un dispositivo solo diagnostico che si deglutisce come una grossa pillola.
La parte operativa invece – che si esegue con l’enteroscopia device-assisted – è un vero e proprio esame endoscopico che si può praticare per via orale o per via anale e si esegue con l’assistenza dell’anestesista, preferibilmente in una sala radiologica.
La videocapsula : che cos’è e come ha innovato la metodica dell’esame?
“Abbiamo già detto che la videocapsula si ingerisce come una grossa pillola; è un dispositivo monouso, dotato di batteria con una durata limitata nel tempo (circa 14 ore). Invia dei segnali di radiofrequenza a delle antenne posizionate sull’addome del paziente, sparse o concentrate in una cintura; queste immagini captate dalle antenne vengono poi inviate ad un registratore che il paziente porta in vita.
Durante l’esame si ha la possibilità di seguire il percorso della capsula in real-time view e quindi controllare il passaggio della capsula nel colon, fase che segna la fine della registrazione.
Si recupera quindi il registratore e si riversa il filmato. A questo punto l’endoscopista visualizza il filmato e formula la diagnosi.
Abbiamo già detto che la videocapsula è un esame soltanto diagnostico ma ha il grande pregio di visualizzare per la prima volta in diretta la mucosa del tenue e quindi di mettere in evidenza anche le piccole lesioni vascolari che fin qui era stato impossibile vedere e che sono fonte di anemizzazioni ripetute e, a volte, di emorragie vere e proprie.”
Chi deve effettuare l’enteroscopia?
“I pazienti che effettuano l’enteroscopia sono quelli con sospette patologie del tenue e cioè: i pazienti con emorragie digestive o anemia che hanno la gastroscopia e la colonscopia normali (sono i pazienti numericamente maggiori).
“Poi, chiarisce la Dr.ssa Riccioni “alcuni pazienti con Morbo di Crohn noto o sospetto, anche per studiare a volte la risposta ai farmaci utilizzati o per interpretare dei sintomi apparentemente inspiegabili.
Abbiamo quindi i pazienti con sospette neoplasie del tenue, pazienti con sindromi poliposiche che hanno caratteristicamente coinvolgimento del tenue (come la malattia di Peutz-Jeghers) e pazienti celiaci con sospetta refrattarietà, che possono nascondere delle complicanze infiammatorie o neoplastiche.”
“I criteri generali sono molto chiari, conclude la dr.ssa Riccioni “di solito si esegue prima la videocapsula, che è esame diagnostico e non invasivo. Se poi la videocapsula individua una o più lesioni che possono essere trattate per via endoscopica si interviene con l’enteroscopia device-assisted o enteroscopia con pallone; nell’ultimo periodo stiamo introducendo anche un nuovo tipo di enteroscopia che è quella spirale motorizzata.”