Le malattie epatiche sono sempre più spesso figlie di scorretti comportamenti, da cattiva alimentazione e obesità, all’abuso di alcolici che portano a fegato grasso, cirrosi, fino anche a tumori del fegato. In un ideale collegamento tra Roma e Londra, due importanti eventi ci indicano i rischi e le possibili strategie di prevenzione.
Dopo oltre due anni di pandemia, la salute degli italiani appare più precaria, minacciata da abitudini e stili di vita a rischio. Lo ha confermato qualche giorno fa il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che evidenzia come sia “…aumentato il sovrappeso e il consumo di alcolici”.
Alcol, sovrappeso e sedentarietà tra le prime minacce alla salute
È il peggioramento degli stili di vita degli italiani, favorito dalla pandemia, a preoccupare: dal 2019 al 2020 si è assistito a un aumento dei consumi di alcolici pari al +6,5% per i maschi e al +5,6% per le femmine. La prevalenza di consumatori a rischio in Italia, nel 2020, è balzata così al 22,9% per gli uomini e al 9,4% per le donne.
Capitolo obesità. Nel 2020, si conferma che il 36,1% della popolazione adulta è in eccesso di peso, mentre più di una persona su dieci è obesa (11,5%); complessivamente, il 47,6% dei soggetti di età ≥18 anni è in eccesso ponderale, praticamente un italiano su due. Quanto all’attività fisica nel 2020 la praticava poco più di un italiano su 3 sopra i tre anni di vita, il 36,6% della popolazione, pari a circa 21 milioni 396 mila persone.
Linea a Londra, dove in occasione del International Liver Congress 2022 appena concluso, gli esperti dell’Università Cattolica, campus di Roma e del CEMAD Gemelli (Centro Malattie dell’Apparato Digerente) – coordinati dal direttore Prof. Antonio Gasbarrini, Ordinario di Medicina interna all’Università Cattolica – mettono a fuoco gli effetti sul fegato dell’abuso di alcolici, della dieta scorretta, di diabete e obesità oltre a presentare recenti ricerche sul ruolo del microbiota intestinale nella malattia epatica.
Le epatopatie alcol-correlate
L’abuso di alcol causa più di 200 patologie e rappresenta attualmente la prima causa di disabilità nella fascia di età 25-49 anni e la prima causa di morte negli under-25 (dati Global Burden of Disease sulla rivista Lancet nel 2020).
L’alcol causa danni a diversi organi del corpo, ma è il fegato ad essere più colpito, perché l’abuso di alcolici causa cirrosi fino anche a tumore epatico, spiega il prof. Giovanni Addolorato (Associato in Medicina Interna nel Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università Cattolica e Direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna e Patologie alcol relate della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS) che è stato scelto dalla EASL per coordinare – insieme a Marsha Y Morgan – l’incontro “Management of Alcohol Use Disorders”, in cui sono stati analizzati vari aspetti dell’epatopatia alcol-correlata e l’esigenza del trattamento per l’astensione da bevande alcoliche.
“Fondamentale – spiega il prof. Addolorato – è tenere il paziente con malattia epatica lontano dalla bottiglia; ogni ricaduta potrebbe compromettere il percorso di cura dell’epatopatia”. Il ruolo delle terapie farmacologiche per questi pazienti è cruciale, sottolinea il Professore
L’alcol è stato inserito nella classificazione dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro fra i cancerogeni certi, come il fumo. La regola da seguire è “meno è meglio” e, se ci si accorge di essere un bevitore a rischio, è opportuno rivolgersi rapidamente al medico per iniziare un percorso di cura, spiega il prof. Addolorato.
Squilibri del microbioma intestinale legati a dieta e alcolici si riflettono sulla salute del fegato
La dott.ssa Francesca Romana Ponziani, ricercatrice in Medicina interna nel Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e del CEMAD della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, è intervenuta sul ruolo del microbiota intestinale nella malattia epatica.
“L’infiammazione derivante dall’intestino e l’alterazione del microbiota intestinale – rivela l’esperta – sono condizioni che possono precedere e favorire la malattia epatica, nonché concorrere alla sua progressione. L’abuso di alcolici, inoltre, altera il microbiota intestinale favorendo lo sviluppo di batteri patogeni, e incrementando la permeabilità della barriera intestinale. Fattore quest’ultimo che favoriscela fuga di questi batteri cattivi nel circolo sanguigno e quindi nel fegato, dove i microrganismi patogeni andranno ad acuire la patologia epatica”.
L’infiammazione intestinale e la disbiosi sembrano correlarsi anche a una depressione del sistema immunitario che può contribuire allo sviluppo di epatocarcinoma ed essere implicata come fattore prognostico nella risposta all’immunoterapia nei pazienti con cirrosi, conclude Ponziani.
Fegato grasso, sempre più un problema legato a dieta, obesità, diabete
La steatosi epatica non alcolica rappresenta attualmente la prima causa di malattia cronica del fegato e diventerà la principale indicazione al trapianto di fegato nei prossimi anni, ha sostenuto il Prof. Luca Miele (Ricercatore in Gastroenterologia nel Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e del CEMAD e dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa di Medicina interna e Trapianto del Fegato della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS).
I fattori di rischio per il peggioramento della salute del fegato, in assenza di danno da alcol o da virus o da autoimmunità, sono la iperalimentazione, l’eccesso di fruttosio industriale, la vita sedentaria, il diabete e il sovrappeso/obesità. L’alta prevalenza del fegato grasso nella popolazione generale (20-30% delle persone ha fegato grasso) e la stretta associazione con diabete e obesità (il 70% degli obesi e oltre l’80% dei diabetici hanno il fegato grasso).
A Londra, insieme con dott. Antonio Liguori, medico in formazione specialistica della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, in collaborazione con Umberto Basile del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, sono stati presentati anche dati inediti su marcatori molecolari del fegato grasso nei suoi differenti livelli di gravità.
“In particolare – spiega Miele – abbiamo scoperto che il sistema immunitario è coinvolto nella progressione del danno epatico: c’è un aumento della concentrazione plasmatica di una famiglia di immunoglobuline chiamate “free light chain”, via via che progredisce il danno epatico”. Questo ha implicazioni sia sulla possibilità di diagnosi precoce non invasiva della malattia epatica, sia anche nella comprensione dei meccanismi del danno epatico, con la possibilità di sviluppare nuove terapie, conclude il Professore.