Prosegue e si completa la “carrellata” di opinioni esperte su LONG COVID, questa condizione che “… determina una iperattivazione del sistema immunitario…” come ha sintetizzato il Prof. Antonio Gasbarrini (Direttore del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS) sul nostro canale YouTube, dove troviamo gli interventi degli esperti che si sono confrontati al Gemelli sulla sindrome Long Covid.
Aspetti Reumatologici e autoimmuni
“Il Long Covid ha delle implicazioni molto importanti per i pazienti affetti da malattie immunoreumatologiche, da malattie reumatiche che non hanno necessariamente una componente autoimmune…” è l’apertura dell’intervento del Prof. Giovanni Minisola (Presidente Emerito della Società Italiana di Reumatologia)
“Esiste poi la possibilità concreta che alcuni soggetti sviluppino una condizione reumatologica in quel periodo successivo alla esposizione al virus e alla guarigione dall’eventuale infezione” aggiunge il Prof-Minisola “Mi riferisco a patologie particolari come le artriti reattive, o ad alcune altre condizioni con una più specifica connotazione di tipo immunologico e autoimmunitario come per esempio l’artrite psoriasica o le sponde d’artriti sieronegative.”
La polmonite interstiziale
Il Prof. Luca Richeldi (Direttore UOC Pneumologia, Policlinico Gemelli IRCCS) approfondisce gli aspetti pneumologici del Long COVID. In particolare, una evenienza clinica di particolare gravità ricorre in apertura del suo intervento: “L’infezione da virus SARS-CoV-2 ha come conseguenza clinica principale la polmonite interstiziale, che è quella che porta poi i pazienti ad essere ipossiemici, dispnoici, arrivare in ospedale e purtroppo avere bisogno di essere ventilati, in extremis di essere anche intubati, ed è una causa principale di decesso…”
IL Professore puntualizza poi le conseguenze nel medio periodo “… nei pazienti che hanno avuto una polmonite più estesa, che sono stati ricoverati più a lungo, e in particolare in quelli che sono stati intubati, si instaurano delle lesioni che sono di tipo fibrotico, più o meno persistenti nel corso del tempo, e che possono ridurre la funzionalità respiratoria. Quindi abbiamo pazienti che entrano con una funzionalità respiratoria normale ed escono dall’ospedale (circa un 30% dei casi nei pazienti più gravi) con una funzionalità respiratoria ridotta“.
Fortunatamente queste condizioni appaiono reversibili nell’analisi del Prof. Richeldi “per alcuni di essi rimangono degli esiti fibrotici che vanno naturalmente sorvegliati nel tempo ma che, fortunatamente, non sembrano essere progressivi“.
L’esperienza del Day-Hospital
A chiudere questa seconda parte di opinioni esperte sul Long COVID, ecco il Prof. Matteo Tosato (Responsabile UOS Day Hospital Post-Covid, Policlinico Gemelli IRCCS) mettere a fuoco quanto emerso nell’esperienza post COVID al Gemelli
“La popolazione anziana, come tutte le popolazioni, è stata colpita in maniera particolare durante la fase acuta con una gravità del quadro acuto molto più significativo e la paura era che anche la fase sub-acuta potesse essere così impattante per il paziente anziano” è il quadro tratteggiato dal Prof. Tosato in merito alle premesse – e ai timori – dei clinici per chi usciva dalla fase acuta della patologia.
“I dati che abbiamo in mano” rassicura il Professore “fortunatamente non sono in questa direzione perché apparentemente la sindrome Long Covid colpisce maggiormente la popolazione giovane adulta, quella in età lavorativa. Negli anziani questo fenomeno è un po’ meno presente.
Ma i dubbi su quanto il Long Covid potrà, nel tempo, comportare per i pazienti che pure hanno superato la fase acuta della malattia, restano e meriteranno un’attenta valutazione sul medio-lungo periodo, è l’opinione del Prof. Tosato “…alcune condizioni come la sarcopenia, che è la riduzione della massa muscolare associata ad una ridotta funzionalità, così come la malnutrizione, sono due fenomeni abbastanza comuni nella popolazione anziana uscita dal Covid. Queste condizioni sono condizioni che espongono ad outcome sanitari piuttosto impattanti e negativi, come disabilità, ospedalizzazione, istituzionalizzazione. Il problema è che le conseguenze, gli esiti di queste patologie, le potremo vedere solo un po’ più a distanza…”