La pandemia di Coronavirus non ferma la solidarietà alla Villetta della Misericordia, Centro di Accoglienza per persone senza fissa dimora interno al Campus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che da tempo collabora con la UOSA di Patologie Alcol Correlate del Policlinico Gemelli.
La Villetta della Misericordia: a chi si rivolge e che servizi offre
Dal 2016 i Volontari della Comunità di Sant’Egidio garantiscono agli ospiti della Villetta vitto, alloggio e un continuo supporto nella quotidianità, con particolare attenzione al reinserimento sociale e nel mondo del lavoro. Parallelamente, è stato predisposto ed attuato un piano sanitario personalizzato, che prevede un accesso diretto a prestazioni finalizzate ad un percorso di cura delle Patologie Alcol Correlate, che affliggono una buona parte dei soggetti senza fissa dimora.
Questo percorso si articola in due fasi; la prima avviene in regime di ricovero ospedaliero per un iniziale inquadramento del paziente, che viene accompagnato nell’interruzione del consumo alcolico in condizioni di sicurezza e con un trattamento clinico adeguato. La seconda fase si articola in un follow up ambulatoriale personalizzato, con stretto monitoraggio clinico-terapeutico del paziente, unitamente alla possibilità di intraprendere un percorso psico-motivazionale che prevede sedute individuali e di gruppo con psicologi dedicati.
Viene infine incoraggiata la frequenza ai gruppi di Alcolisti Anonimi, i cui operatori settimanalmente visitano il Reparto, fornendo informazioni e recapiti ai pazienti interessati. L’attuazione di questi interventi si avvale del costante ed indispensabile supporto della famiglia dei Volontari della Comunità di Sant’Egidio, che opera in una rete di sostegno sempre pronta a rispondere alle esigenze del singolo caso.
Accanto alle persone più fragili: costruiamo rapporti di fiducia
Con tale modalità operativa, si è vinto il pregiudizio secondo il quale i pazienti senza fissa dimora sono refrattari all’intervento clinico, in quanto gravati da sofferenze e traumi tali da aver minato irreparabilmente la fiducia nella possibilità di recupero, e ha dato modo di creare un percorso di crescita umana e professionale per il personale coinvolto. In questo processo si sono presentate delle difficoltà legate alla necessità di stabilire un rapporto di fiducia con persone sofferenti e diffidenti, spesso portatrici di patologie croniche trascurate per anni. Ma, giorno dopo giorno, l’empatia che si è creata fra pazienti e personale dedicato alla loro cura ha portato decine di persone a prendere consapevolezza della propria malattia e diventare parte attiva nel proprio percorso di cura, riacquistando la salute, la dignità della propria esistenza e la reintegrazione sociale e, spesso, lavorativa.
L’emergenza Coronavirus
Questo delicato equilibrio fra pazienti, operatori sanitari e volontari è stato messo alla prova dall’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia di Coronavirus: la chiusura degli ambulatori e delle prestazioni ospedaliere elettive rischiava di interrompere bruscamente quello che per molti dei pazienti era l’unico contatto con la Sanità, l’unica possibilità di proseguire il trattamento delle numerose patologie di cui sono affetti, facendo riemergere l’abbandono ed il disagio sociale che il Percorso si era posto l’obiettivo di annullare.
Un ambulatorio per le visite all’aria aperta
Fortunatamente, lo spirito di solidarietà della Villetta e dei suoi amici non si è fermato davanti a problematiche di tipo “logistico”: di fronte all’inaccessibilità degli ambulatori giustificata dal pericolo del contagio in luoghi chiusi, si è provveduto ad allestire un ambulatorio all’aria aperta. L’appuntamento ambulatoriale settimanale è ripreso quindi regolarmente oltre le mura del CEMAD, collocandosi nel prato antistante la Villetta, al sicuro dal contagio ed all’ombra degli alberi del Campus. Gli ospiti stessi della Villetta si sono occupati dell’allestimento della postazione: è stato predisposto un tavolo rotondo che viene igienizzato ad ogni visita, collocato in modo tale da mantenere la distanza di sicurezza e la privacy dei pazienti durante il colloquio.
Grazie a queste sinergie si è potuto garantire, anche in tempi di emergenza, il diritto alle cure a queste persone che vivono ai margini della società e sono particolarmente fragili.
(nelle foto, visite ambulatoriali all’aperto presso la Villetta della Misericordia)